Ricordi di una vita in van che dura da 8 anni
Questo non è un elogio sui km percorsi o il numero di città e paesi visitati.
E’ solo la nostra personale celebrazione di una vita in movimento.
La famosa VANLIFE, così come l’hanno etichettata.
Per noi, semplicemente la vita che ci siamo scelti e che portiamo avanti nonostante gli alti e i bassi, con molto impegno, fatica e flessibilità ma certi della ricompensa, quella di trovarci ogni giorno in un luogo diverso del mondo. Luoghi che dietro la scrivania del mio vecchio e lontano ufficio milanese quasi certamente avrei potuto solo googolare.
Ma chi sono questi? Se te lo stai chiedendo qui trovi un bel riassunto :)
8 anni, lo sussurro, forse meglio scriverlo.
Sembra un tempo breve e lunghissimo allo stesso tempo. A volte non realizzo.
8 anni, sembra ieri. Il mio viso, le mie espressioni e le mie nuove prime rughe mi ricordano che no, è molto più che ieri. La mia nuova vita in van è iniziata quando ne avevo 33 e questo ultimo luglio ho raggiunto i 41.
Se mi guardo indietro e osservo il mio cammino pre van/pre America Latina mi sento di aver sprecato tanto tempo, energie e possibilità correndo dentro i binari di una vita ripetitiva e noiosa che generava ricordi altrettanto ripetitivi e noiosi.
I ricordi…alcuni ci risucchiano nel passato altri alimentano il futuro e i sogni.
E i ricordi di oggi?
Di ricordi ripetitivi è impossibile parlare, ma ti ricordi che ti scordi si.
Sento che da quando vivo viaggiando molti ricordi palpitano nella memoria e altri, sono li, in qualche angolo della mente, offuscati e sfumati.
Ma come, non ti ricordi dei viaggi che fai?
Io lo so che il diavoletto delle domande impertinenti è saltato fuori facendoti scattare sull’attenti…lo fa anche con me!
Perdonami e (sopratutto) mi perdono ma no, non sempre mi ricordo tutto. Forse per questo ho deciso di iniziare a scrivere.
E qui mi sembra utile una precisazione.
Vivere in viaggio non è come organizzare un viaggio una/due/tre volte all’anno.
Si, mi ricordo quando lo facevo. Non appena la meta per quei 20 giorni di agosto si rivelava chiara e forte, mi fiondavo in libreria per acquistare la mia personalissima guida della Lonely Planet. (Ebbene si, ero una fan spudorata.)
Lei, la mia prima compagna di viaggio, veniva con me al lavoro, in palestra o in metro.
Lei era il mio oggetto di studio per svariati mesi. Era uno studio così denso, ricco di sottolineature, orecchiette, post it e molto altro che alla partenza per quella guida amica non sembrava essere esattamente il primo viaggio.
Con lei iniziavo a pianificare itinerario, alloggi, spostamenti… creavo la mappa mentale del mio viaggio ritagliato nell’anno perché sapevo che l’intensità di quell’esperienza sarebbe durata molto poco, delimitata dal biglietto di andata e ritorno.
Seppur breve, quell’esperienza era come il vaso di Pandora colmo di tutte le mie più nobili energie e di quell’euforia alimentata nei mesi precedenti che, una volta esplosa in viaggio, avrebbe avuto scossoni e repliche anche al ritorno. Ma quell’intensità era esattamente come una candela senza ossigeno, pronta ad affievolirsi e spegnersi soffocata dal grigiore di una città e di un paese che mi stringevano gola e creatività. Mi rimaneva solo il ricordo di ciò che avevo vissuto. Credo che per questo rimaneva più vivido. Perché avevo l’assoluto bisogno che rimanesse vivido. Per sopravvivere.
Vivere in viaggio è ben altra cosa.
Tutte le informazioni che prima cercavi in un libro ora sono flash percettivi, istantanei e integrati, aggiornati quotidianamente nella tua testa, immagazzinati in cassetti nuovi di un armadio vintage.
Tu diventi la tua Lonely Planet.
L’intensità non è più un sentimento rilegato a 20 giorni, è una compagna di viaggio. (Nel nostro van le abbiamo riservato anche una cintura di sicurezza!)
L’intensità non è dettata solo dall’arrivo in un nuovo paese, dalla bellezza dei paesaggi, dal passaggio di frontiere, dall’inaspettato, è dettata anche dalla quotidianità.
Le cose più semplici sono pervase di intensità: dove docciarsi, dove trovare l’acqua, dove parcheggiare, dove dormire…dov’è sicuro, dove non ti disturbano o tu non disturbi, dove e come puoi lavorare e ultima e non meno importante come gestire la privacy in una casa con la porta costantemente aperta. Dove anche gli incontri sono intensi. Intensi e veloci.
Così, potra capire facilmente che non si può staccare la spina dall’intensità in un viaggio che non ha fine. Tutti i momenti del giorno possono trasformarsi in potenziali ricordi e aneddoti e il rischio è che siano così tanti e così intensi che credo non sia poi così impensabile arrivare a perderne gran parte.
Se i momenti sono fugaci perché non dovrebbero esserlo anche i ricordi?
Così celebriamo i nostri 8 anni di vera vita in viaggio. Un sabato pomeriggio, in un parcheggio di cemento di un paesino brasiliano del litorale, soffrendo il caldo con un mare agitato che quasi non si può toccare, musica ad alto volume, schiamazzi e baraonda e la sensazione che questa notte, come quella passata, le gare di moto scoppiettanti non ci lasceranno dormire molto.
Anche questa è Vanlife ma lunedì spero che il ricordo se ne sia andato.
Anche se non ho vissuto l’esperienza del van, capisco bene il concetto di intensità, a volte io mi fermo un po’, anche perché non riesco ad accumulare nuove emozioni, imprevisti, paesaggi, persone!