Non si può visitar Brasile senza entrare in contatto con lui. Il Cacao.
Un frutto Re, o come definito dai Maya che lo hanno scoperto, il frutto degli Dei dalle molteplici proprietà salutari e cosmetiche. Una volta aperto il cofanetto dorato, un nido di fave ricoperte da una pulpa bianca deliziosa e dolce ti aspetta ma, ti avverto, succhiare questa polpa diventerà una dipendenza.
Ehi, mi raccomando dopo averne apprezzato la polpa, non buttare via il seme…questo ti permetterà di creare il tuo cacao puro in polvere.
Ecco alcune proprietà del cacao
Per la salute: ricco di magnesio, ferro e vitamine e antiossidanti. Aiuta così a migliorare le prestazioni mentali e prevenire malattie cardiovascolari e l’ipertensione. Il suo alto contenuto in fibra regola l’intestino e il metabolismo ormonale. E’ un eccellente anti infiammatorio.
In cosmetica naturale: il cacao in cosmetica può essere usato sotto forma di polvere di cacao o di burro di cacao. Nel primo caso può essere usato in dentifrici, shampoo solidi e burro cacao. Nel secondo caso di nuovo può essere inserito in ricette di shampoo solido, creme solide o liquide, in maschere capillari e in burri cacao. Ha una funzione di protezione contro i raggi ultravioletti, stimola la circolazione e contribuisce a donare elasticità alla pelle como ai capelli eccessivamente secchi.
La strada del Cacao in Brasile inizia ufficialmente e più o meno all’altezza della città di Itacaré ma, qualche km prima, nella città di Ilhéus (città prosperara proprio grazie alle piantagioni di cacao) potrai già avvistare gli alberi di cacao lungo la strada e potrai visitare il CEPLAC, centro di informazione e produzione del cacao, che apre le porte gratuitamente a tutti coloro che, curiosi, vogliono scoprire il segreto di questo Regno.
Esistono anche visite a pagamento, numerose Fazendas di Cacao in questa zona infatti, permettono l’ingresso con tour guidato che include raccolta del frutto e l’esperienza di elaborazione del cioccolato.
Se arrivati fino a qui non hai ancora ben chiaro in che stato del Brasile siamo, te lo svelo subito. Ci troviamo nella vivace e ricca Bahia. Appena superato il confine di divisione con Espiritu Santo, la strada inizia a sbatterti in faccia la sua ricchezza. E lo fa con così tanto gusto e sfacciataggine che, ad un punto, inizi a chiederti dove cavolo hai vissuto prima, prima di renderti conto come e quanto possa essere generosa madre terra.
Uno stato così prospero in termini di vegetazione e umanità che difficilmente lascia il viaggiatore insoddisfatto o indifferente. Così, già addolciti dal contesto, il Cacao altro non farà che rendere ancora più deliziosi i chilometri che ti aspettano.
Un pò di storia.
Dopo lo zucchero, il cacao diventò la seconda coltivazione più importante delle piantagioni brasiliane. Cresceva in abbondanza in natura sia nella foresta amazzonica che nei territori di Grão Pará e Maranhão. Fino al 1640, il cacao consumato in Europa proveniva dal nord-est del Brasile, e veniva raccolto allo stato selvatico da gruppi di lavoratori Tupi gestiti da missionari gesuiti. Nella seconda metà del XVII secolo, i gesuiti iniziarono a coltivare il cacao e la canna da zucchero anche nei giardini delle loro missioni a Salvador de Bahia, la capitale coloniale. Nel 1679, Pietro II di Portogallo emanò una direttiva che incoraggiava tutti i proprietari terrieri brasiliani a piantare alberi di cacao nelle loro proprietà: nella parte meridionale di Bahia (Ilhéus per l’appunto) nacquero, grazie al lavoro degli schiavi, le prime piantagioni di cacao. Il settore della coltivazione del cacao divenne di grandissima importanza per Bahia e il resto dell'Amazzonia portoghese, importanza che resterà tale anche dopo l'indipendenza del Brasile nel 1823. Gli schiavi africani ebbero un ruolo fondamentale nella coltivazione e lavorazione del cacao, nonché della canna da zucchero.
Come nelle più belle favole, tuttavia, anche nel Regno del Re Cacao non tardarono ad arrivare le insidie.
Dopo la grande prosperità nella decade degli anni 80, il Regno del Cacao ha iniziato a indebolirsi e subire attacchi da uno dei nemici più temibili, incontrollabili e imprevedibili: il cambiamento climatico. Piogge intense così come periodi di secchezza estrema hanno iniziato a intensificarsi negli ultimi anni così tanto da arrivare a rovinare e bloccare la crescita di questo nobile albero, il cui nome botanico latino, Theobroma cacao, fu adottato nel 1753 grazie al naturalista Carlo Linneo come traduzione dell’espressione maya che significava proprio “cibo degli dei”.
Non solo, la coltivazione di cacao si caratterizza da sempre per essere anche una coltivazione a basso uso tecnologico, dalle ridotte conoscenze agricole, portata avanti manualmente da piccoli produttori e fattori famigliari e di conseguenza facilmente soggetta a piaghe e funghi, il più pericoloso si conosce come “la escoba de la bruja”.
E come se non bastasse, anche la terza minaccia alla coltivazione del cacao non tardò ad arrivare . L’aumento della domanda di cioccolato, l’apparizione sul mercato di altri attori (i paesi africani del Gana, della Costa d’Avorio, Nigeria, Camerún da cui oggi giorno proviene il 75% dell’intera produzione, anche se il cacao di qualità continua ad essere di provenienza latina) e di forme intensive di sfruttamento umano e ambientale e l’abbassamento del prezzo di vendita hanno terminato per gravare ovviamente sui piccoli produttori, privati ancor di più delle risorse economiche da investire nella coltivazione e nel combattere le piaghe che li affliggono.
Sesto produttore mondiale, appena dietro a Ecuador, oggi il cacao rappresenta il 3% della produzione brasiliana e nell’ultimo anno e mezzo il suo prezzo si è quadruplicato, in Brasile nel 2023 è aumentato del 12%, ulteriore indicatore di come il frutto degli Dei si sia trasformando a tutti gli effetti in un bene di lusso di cui probabilmente potranno godere solo gli Dei in versione moderna.
In conclusiones, il tema della filiera del Cacao rimane un mondo ancora poco scoperchiato e denunciato (per via anche dei colossi che ne gestiscono il mercato) ma che sta generando disuguaglianze a livello sociale e disequilibri a livello ambientale.
Cosa possiamo fare noi?
Considerato che l'Europa è il primo consumatore di cacao (ben il 48%) e alimenta questo circolo vizioso, il minimo sarebbe quello di consumare meno, responsabilmente e meglio, quel cioccolato proveniente da filiere equo solidali certe e di verificare la provenienza e la lavorazione del burro di cacao come materia prima qualora lo stessimo comprando per le nostre elaborazioni cosmetiche fai da te.
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